Addio a Carlo Sassi. E a quel calcio che si ascoltava, più che si vedeva
Carlo Sassi è stato un giornalista di grande livello, fu il primo a portare la moviola calcistica sugli schermi delle televisioni italiane.

Con la scomparsa del giornalista Carlo Sassi, se ne va un altro pezzo di quel calcio che sapeva rallentare il tempo. Quello della moviola alla Domenica Sportiva, che lui introdusse negli anni ’80 con rigore, garbo e senso del dubbio. Un tempo in cui ci si confrontava sul fuorigioco davanti a un caffè, non sotto un post velenoso su Instagram.
Carlo Sassi e un calcio che non c'è più
Era un calcio che iniziava alle 14.30 o al massimo alle 15.00, la domenica. Punto. Un solo slot, una sola possibilità. Nessuna partita alle 12.30, nessun posticipo del lunedì, niente spezzatino. O lo vedevi (e lo vivevi) lì, o lo aspettavi il prossimo weekend. E intanto, tornavi alla tua giornata: la famiglia, la messa, la villa comunale, il profumo del ragù in corridoio, i bambini che giocavano con un Super Santos sgonfio.
Ma il calcio non era solo da vedere. Era soprattutto da ascoltare.
Con l’orecchio incollato alla radiolina per Tutto il calcio minuto per minuto, con le voci epiche e inconfondibili di Sandro Ciotti, Enrico Ameri, Emanuele Giacoia, che scandivano il tempo come un metronomo delle emozioni.
E poi arrivava 90° Minuto, con Paolo Valenti a tessere le trame, e un parterre di inviati che oggi farebbe scuola di giornalismo: Luigi Necco da Napoli, Tonino Carino da Ascoli, Gianni Vasino, Marco Franzelli, Gian Piero Galeazzi.
Raccontavano i gol, sì. Ma raccontavano anche i campi, le città, i dialetti, i sorrisi della gente.
Oggi il calcio è ovunque. In ogni orario, su ogni schermo. Ma forse, proprio per questo, è un po’ meno nostro.
Un po’ meno poesia, un po’ più algoritmo.
Grazie Carlo.
Per aver rallentato il tempo con una moviola.
E per averci insegnato che il dubbio, a volte, è più onesto della sentenza.
“Non era solo calcio. Era un rito, un’eco di voci e di campi lontani. E se chiudi gli occhi, forse la senti ancora… quella domenica che profumava di casa.”












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